Dall’adozione della Convenzione di Istanbul, l’Italia ha intrapreso un processo di riforme legislative volte a rafforzare la capacità delle autorità di prevenire e porre fine alla violenza di genere. Una delle riforme più innovative è la legge n. 69 nota come Codice Rosso, entrata in vigore nel 2019, per modificare il codice penale e il codice di procedura penale.

Una legge dal carattere innovativo

La finalità del Codice Rosso è quella di fare leva su una cultura multidisciplinare in grado di combattere la violenza di genere.

Per quanto riguarda il sistema sanzionatorio, il codice garantisce un inasprimento delle pene per gli abusi contro familiari e conviventi (reclusione fino a 7 anni), la violenza sessuale (12 anni), lo stalking (6,5 anni) e le aggressioni di gruppo (14 anni). Inoltre, questo criminalizza le aggressioni con l’acido e il revenge porn, che prima non erano reati penali, e rimuove l’obbligo della vittima di sporgere denuncia nei casi di stupro di minori, permettendo allo stato di muovere le proprie accuse contro gli autori.

Parallelamente alla detenzione, la legge considera l’introduzione di programmi di cura e trattamento in grado di diminuire il rischio di recidiva. Un esempio in merito è costituito dal trattamento degli autori di reati sessuali, i quali, con la possibilità di percorsi di recupero, sono meno propensi a commettere reati in futuro.  Inoltre, per prevenire la vittimizzazione secondaria delle sopravvissute allo stupro, il Codice Rosso è intervenuto per regolamentare la formazione degli operatori di polizia e dei magistrati, definendo curricula sulla violenza di genere e sulle pari opportunità.

Le minacce derivanti dal covid-19

Negli ultimi due anni, il covid-19 ha fatto sì che il governo adottasse misure straordinarie di contenimento, mettendo a rischio le donne vulnerabili. Con l’introduzione dell’art. 83 del decreto legge 18/2020, il legislatore ha quindi escluso dalla regola generale della “sospensione” i ricorsi aventi per oggetto gli ordini di protezione contro gli abusi familiari.

Anche le misure volte a rafforzare l’accesso ai canali che forniscono un sostegno immediato durante l’emergere della violenza sono state efficaci. Due esempi sono l’applicazione Youpol, che è stata estesa ai reati di violenza domestica, anche se inizialmente concepita per segnalare episodi di spaccio e bullismo, e lo strumento del 1522 (Help line violence and stalking), un numero gratuito che mette in contatto gli utenti con i servizi attraverso una semplice telefonata.

Lezioni apprese

L’impatto del Codice Rosso ha portato il Ministero della Giustizia alla disponibilità di effettuare un costante monitoraggio del suo concreto funzionamento ed a elaborare delle linee guida nazionali, includendo anche un format standard di funzionamento per i consulenti tecnici d’ufficio e gli operatori dei servizi sociali, promuovendo al contempo protocolli interistituzionali di collaborazione e condivisione di esperienze e iniziative.

L’esito di queste attività potrà portare all’ implementazione di un approccio multidisciplinare per sostenere la creazione di un modello integrato e multilivello di protezione delle vittime di violenza domestica e di genere.