La maggior parte delle vittime di violenza domestica contro le donne è costituita da minori. L’esposizione dei minori ad episodi di violenza da parte del partner include l’esposizione in casa, direttamente o indirettamente, a comportamenti violenti o minacciosi tra le persone che si prendono cura di loro. Queste esperienze hanno un impatto negativo su di loro e implicano maggiori rischi di problemi psicologici, sociali e comportamentali.

La vittimizzazione dei minori nel quadro della violenza contro le donne è solitamente un fenomeno persistente e si aggrava nel contesto delle controversie tra i genitori sulle modalità di affidamento dei minori. Ciononostante, a livello politico e pratico, risulta essere ampiamente accettato il fatto che i figli abbiano il diritto di avere una relazione personale e un contatto diretto con entrambi i genitori.

Tuttavia, molto spesso, nei casi di violenza domestica contro le donne, il diritto della donna a non subire violenze e abusi entra in conflitto con il diritto del bambino ad avere contatti con il padre. Perciò, sebbene siano molti i figli che potrebbero volere un contatto con il proprio padre, ciò deve avvenire in condizioni che garantiscano la sicurezza e il benessere sia della madre sia dei minori.

La questione dell’affidamento dei figli nel contesto della violenza contro le donne è stato oggetto di attenzione da parte di esperti a livello internazionale nel campo della violenza contro le donne. Un gruppo di esperti indipendenti ha rilasciato una dichiarazione sottolineando che la violenza contro le donne dovrebbe essere un fattore essenziale nel determinare la custodia dei minori, poiché la violenza domestica affligge principalmente le donne e ha un impatto diretto sulla vita dei minori. Gli esperti sottolineano inoltre che troppo spesso gli stereotipi sessisti e gli atteggiamenti discriminatori portano alla diffidenza nei confronti delle donne, in particolare per quanto riguarda le presunte false accuse di abuso sui figli e di violenza domestica.

Più recentemente il Parlamento europeo si è espresso in modo schiacciante a favore di una risoluzione sull’impatto della violenza del partner domestico su donne e figli e sui diritti di custodia. Evidenziando il numero allarmante di femminicidi e infanticidi che si verificano in seguito alla denuncia di casi di violenza di genere da parte delle donne, il rapporto sottolinea che la protezione delle donne e dei minori dalla violenza, e l’interesse superiore del bambino, devono avere la precedenza su altri criteri quando si stabiliscono accordi per la custodia e i diritti di visita. La risoluzione sconsiglia altresì il ricorso a concetti di “alienazione parentale” e a simili espressioni e termini invocati per negare la custodia del bambino alla madre e concederla a un padre accusato di violenza domestica, ignorando così del tutto i possibili rischi per il bambino.

Sebbene la teoria della sindrome di alienazione parentale trovi poca credibilità scientifica, il termine in questione è usato impropriamente e con relativo successo dagli autori di violenze per guadagnare credibilità nell’ambito del diritto in materia di famiglia. Il sistema giudiziario è noto per minimizzare anche casi ben documentati di abuso, dando maggiore peso all’alienazione parentale piuttosto che alle accuse di abuso. Tutto ciò produce effetti devastanti sulla vita delle donne e dei minori.

Per migliorare la sicurezza sia delle donne sia dei figli vittime di violenza domestica, è fondamentale garantire che questi ultimi possano partecipare al processo decisionale in tribunale a tutti gli effetti. Promuovere la partecipazione dei figli nel contesto dell’affidamento e della violenza domestica dovrebbe essere una priorità per i servizi e le agenzie che si occupano di violenza domestica e di protezione di minori, così come all’interno del sistema giudiziario.